“Portami a ballare”: l’ansia sociale giovanile
Da qualche mese gestisco uno Sportello scolastico e la parola “dominante” nel mondo dei ragazzi è spesso la stessa: ANSIA.
F: “Come mai hai chiesto di venire da me?”.
R: “Soffro d’ansia”. “Ansia sociale”.
Tendo a sorridere, senza togliere “dignità” a quello che mi viene raccontato, lo accolgo come un dono, un segreto che non è sempre possibile condividere con genitori e insegnanti, tanto meno con amici e coetanei. Così mi ritrovo a fare sempre le stesse domande:
F: “Chi ti ha detto che soffri d’ansia?” R: “Lo so, lo sento”.
F: “Chi ti ha parlato di ansia sociale?” R: “L’ho letto su internet, molti miei compagni ne soffrono”.
F: “Proviamo a capire se è solo un termine e lo sostituiamo con parole come Timidezza, Preoccupazione o quello che tu desideri?” “O cerchiamo di comprendere da dove arriva e vediamo di “mandarlo per la sua strada?”
Tutti i ragazzi (o quasi) attraversano un periodo della loro vita in cui avvertono disagio con persone che non conoscono bene e con estranei.
Tale sensazione, di solito, è caratteristica dei primi anni di vita dei bambini e scompare intorno ai due anni e mezzo, oppure permane con l’inizio della scuola, nell’interazione con insegnanti e altri ragazzi che non si conoscono.
FOBIA SOCIALE O TIMIDEZZA?
In alcuni casi, l’aumento di interazioni sociali che il ragazzo ha nel tempo non lo aiuta a sentirsi a proprio agio. La timidezza si intensifica e diventa più di una semplice “fase”, causando significativa angoscia e influenzando negativamente le interazioni sociali (amici, scuola ecc.)
Quando questo accade, dovremmo considerare la possibilità che si possa trattare di ansia sociale.
La timidezza può essere un precursore della fobia sociale accompagnata da ansia, ma è indispensabile sottolineare che si tratta di due situazioni molto differenti.
I ragazzi timidi di solito hanno degli amici, possono avere un iniziale “dubbio” sul partecipare a eventi in gruppo che li vede troppo coinvolti, ma alla fine “si lanciano”, mentre i ragazzi con fobia sociale spesso hanno uno o due amici (con i quali intrattengono relazioni molto esclusive) e tendono a non partecipare ad alcuna attività in quanto hanno già sperimentato attacchi di panico e angoscia tipici della fobia sociale.
LA FOBIA SOCIALE GENERALIZZATA E “DI COPPIA”
Possiamo definire la fobia sociale di tipo generalizzata quando i ragazzi sono estremamente ansiosi in relazione alle situazioni sociali, hanno grandi difficoltà di interazione con i loro coetanei ma possono avere problemi anche con ragazzi di altre età e con gli adulti. Le maggiori difficoltà sono nella comunicazione (“Non riesco a parlare con Loro”), nella partecipazione a giochi e attività sportive.
I ragazzi con fobia sociale non hanno difficoltà solo con il gruppo dei pari e con gli adulti ma anche nell’interazione con possibili partner affettivi. La gestione e il “farsi avanti” con altri ragazzi per cui nutrono interesse (affettivo, sessuale) sono quasi impossibili, non riescono a chiedere o accettare un appuntamento, a fare una passeggiata, andare in un fastfood dopo la scuola, in quanto si sentono costantemente inadeguati (esteticamente, psicologicamente, non “all’altezza”).
Se l’ansia sociale non viene trattata crea successive difficoltà nei successivi step della vita di un giovane, come l’università, il mondo del lavoro e una vita autonoma fuori dal contesto famigliare d’origine.
COSA FARE PER AIUTARE I RAGAZZI
Un adulto di riferimento attento dovrebbe notare quasi immediatamente che il ragazzo “non sta bene” in quanto non fa richieste di uscire, di vedere amici e partecipare a feste, eventi o più semplicemente fare delle passeggiate con coetanei, non parla al telefono e non si cura particolarmente del proprio aspetto (anzi tende a voler sembrare “invisibile ” agli occhi di tutti).
È certamente possibile prevenire la fobia sociale o bloccarla subito alle prime manifestazioni per impedire che si intensifichi e diventi cronica.
Per prevenire l’insorgenza della fobia sociale, o per attenuare tale fobia dopo che si è manifestata, gli adulti dovrebbero:
- Assicurarsi che i ragazzi abbiano scambi sociali con i loro coetanei e in caso contrario, provare a migliorarli (senza essere invadenti);
- Assicurarsi che i ragazzi affrontino gradualmente – e superino – le paure;
- Evitare bruschi cambiamenti nel contesto sociale dei ragazzi;
- Fare attenzione a eventuali episodi di bullismo o prese in giro (chiedendo sempre come va a scuola e facendosi raccontare come sono le relazioni con i coetanei – senza giudizio);
- Trasmettere sicurezza ai ragazzi in quelle situazioni in cui devono fare qualcosa davanti ad altri;
Lo sappiamo tutti, non esistono genitori o figure di riferimento “perfetti”, ma è indispensabile impegnarsi affinchè i ragazzi non si sentano mai soli, siano certi di potersi confidare, affidare, fidare.
Che poi è sempre e “solo” questione d’amore, no?
Se un* ragazz* a voi vicino vi dice di non riuscire a stare “in mezzo agli altri”, a parlare in pubblico, vi confida di provare ansia, timore, vergogna a tal punto da “immobilizzarsi”, sudare, tremare ecc, consultate un Professionista della salute.