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Giovani e energy drink: uso o abuso?

Giovani e energy drink: uso o abuso?

Il consumo di bevande energetiche ed eccitanti è diventato un fenomeno molto diffuso tra i giovani, che vedono in questi prodotti una fonte di energia immediata per affrontare la vita quotidiana. Questo trend è stato amplificato dal marketing aggressivo, che associa l’uso di queste bevande a una vita dinamica, sportiva e avventurosa. Tuttavia, l’assunzione regolare e intensa può avere effetti negativi sia sulla salute fisica che psicologica dei consumatori.

Consumo e dipendenza da bevande energetiche

Le bevande energetiche contengono alti livelli di caffeina e zucchero, insieme ad altri stimolanti come la taurina e la guaranà, che aiutano ad aumentare temporaneamente la concentrazione e a ridurre la sensazione di fatica. Gli studi riportano che molti adolescenti e giovani adulti consumano regolarmente queste bevande per migliorare le prestazioni cognitive e fisiche, o per mantenersi svegli durante periodi di studio intenso o attività sociali notturne.

Uso medio e tendenza al consumo

Secondo le stime, un’alta percentuale di giovani tra i 14 e i 25 anni consuma bevande energetiche almeno una volta alla settimana, e una parte di questi sviluppa una sorta di dipendenza psicologica verso il prodotto. In Italia, circa il 15-30% degli adolescenti ne fa uso frequente, mentre in alcuni casi si arriva al consumo giornaliero, il che aumenta notevolmente i rischi associati.

Rischio di dipendenza

Il rischio di dipendenza deriva in particolare dalla caffeina, che stimola il sistema nervoso centrale. Questa sostanza, se assunta in quantità elevate, può causare tolleranza e sintomi da astinenza come mal di testa, irritabilità e fatica intensa. Inoltre, la dipendenza psicologica si manifesta con l’associazione del consumo di bevande energetiche alla capacità di affrontare le sfide quotidiane, generando un ciclo di consumo sempre più costante.

Perché i giovani consumano bevande energetiche

Le ragioni per cui i giovani consumano bevande energetiche sono diverse, e molte sono legate ad aspetti psicologici e sociali:

  1. Prestazioni accademiche e pressione sociale: Gli studenti spesso bevono bevande energetiche per rimanere svegli e attenti durante periodi di studio intensivo, soprattutto in vista di esami. La pressione accademica contribuisce all’abitudine del consumo.
  2. Bisogno di energia immediata: La vita dei giovani spesso include impegni multipli come studio, attività sportive e vita sociale, richiedendo loro alte prestazioni in ogni ambito. Le bevande energetiche vengono percepite come una “scorciatoia” per ottenere energia rapidamente.
  3. Influenza sociale e moda: Il marketing e il packaging attraente delle bevande energetiche, unito alla pressione dei coetanei, spinge molti giovani a consumarle anche per sentirsi parte di un gruppo.
  4. Desiderio di sperimentazione e “sballo”: I giovani spesso associano il consumo di queste bevande a un “boost” mentale che permette loro di sentirsi più euforici, e ciò li spinge ad aumentare l’assunzione per sperimentare uno stato di attivazione maggiore, che in alcune occasioni è associato anche all’abuso di alcol e droghe.

Aspetti psicologici del fenomeno

Il consumo eccessivo di bevande energetiche tra i giovani riflette anche una serie di dinamiche psicologiche:

  • Ricerca di performance e perfezionismo: La cultura della performance spinge molti ragazzi a sentirsi in dovere di eccellere in ogni ambito. Questa pressione aumenta l’uso di stimolanti per far fronte alla fatica e alla sensazione di inadeguatezza.
  • Stress e ansia: Le bevande energetiche vengono spesso utilizzate per contrastare gli effetti dello stress, ma la caffeina e altri stimolanti possono peggiorare sintomi come ansia e agitazione, causando un ciclo di consumo in cui il giovane cerca di “compensare” lo stress ma finisce per aumentarlo.
  • Problemi di sonno: Molti giovani utilizzano le bevande per restare svegli e aumentare la concentrazione, ma questo interferisce con i ritmi naturali del sonno, portando a una riduzione della qualità del riposo e, nel lungo termine, a effetti negativi su memoria e umore.

Cosa può fare la psicoterapia cognitivo-comportamentale

L’approccio della psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) può essere utile per aiutare i giovani a comprendere e gestire la dipendenza psicologica dalle bevande energetiche, lavorando su alcuni aspetti:

  1. Ristrutturazione cognitiva: La CBT aiuta a identificare i pensieri disfunzionali che portano all’uso eccessivo, come la credenza che le bevande energetiche siano indispensabili per raggiungere le proprie prestazioni o per migliorare l’umore.
  2. Gestione dello stress e dell’ansia: La terapia introduce tecniche di gestione dello stress e insegna modi sani di affrontare le pressioni quotidiane, evitando il ricorso a sostanze stimolanti.
  3. Rinforzo delle abilità di gestione del tempo e dello stile di vita: Migliorare la gestione del tempo e dello stile di vita attraverso la pianificazione delle attività e la regolazione del ritmo sonno-veglia permette di ridurre la percezione di dover “sopravvivere” con stimolanti.
  4. Educazione alla consapevolezza sui rischi: Il terapeuta lavora con il giovane per aumentare la consapevolezza sui rischi e i possibili effetti negativi delle bevande energetiche sulla salute fisica e mentale, incoraggiando scelte più salutari.

Conclusioni

L’uso delle bevande energetiche da parte dei giovani è un fenomeno complesso, spinto da fattori psicologici, sociali e culturali. Anche se possono rappresentare un temporaneo sollievo dalla fatica e dallo stress, l’uso eccessivo può trasformarsi in dipendenza psicologica, con effetti negativi sulla salute a lungo termine. La psicoterapia cognitivo-comportamentale può aiutare i giovani a esplorare e cambiare i loro schemi di pensiero e le loro abitudini, offrendo loro strumenti alternativi e sostenibili per affrontare le difficoltà della vita quotidiana.

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