Lo stress legato all’attività lavorativa si manifesta quando le richieste dell’ambiente di lavoro superano la capacità del lavoratore di affrontarle. Lo stress legato al lavoro rappresenta la seconda malattia professionale più diffusa nell’Unione Europea dopo il mal di schiena. In Europa ne è affetto un lavoratore su quattro e può essere provocato da rischi psicosociali, quali la progettazione, l’organizzazione e la gestione del lavoro, nonché da problemi come le vessazioni e la violenza sul lavoro, ma anche da rischi fisici come la rumorosità e la temperatura. Collegato allo stress lavoro-correlato ma avente una propria specificità, il mobbing non è una malattia, ma ne può essere la causa. Il termine mobbing deriva dal verbo inglese to mob, ovvero perseguire, ed è un’azione che si verifica nel caso in cui c’è l’intenzionalità di volere escludere un membro e ci si coalizza contro di esso. La definizione della sentenza n. 3875/09 della Corte di cassazione definisce il mobbing: “Una condotta del datore di lavoro o del superiore gerarchico, sistematica e protratta nel tempo, tenuta nei confronti del lavoratore nell’ambiente di lavoro, che si risolve in sistematici e reiterati comportamenti ostili che finiscono per assumere forme di prevaricazione o di persecuzione psicologica, da cui può conseguire la mortificazione morale e l’emarginazione del dipendente, con effetto lesivo del suo equilibrio psichico e del complesso della sua personalità”. L’intervento è rivolto a coloro che hanno subito o stanno subendo sul posto di lavoro abusi, conflitti e fenomeni di esclusione sociale e psicologica.