Circa 3 anni fa condividevo sul mio profilo IG l’immagine di Simone Biles, ginnasta statunitense, due volte campionessa olimpica all-around, l’unica ad aver conquistato il titolo in due Olimpiadi non consecutive. Mi aveva colpito, oltre al suo immenso talento sportivo, la “gestione” di come aveva affrontato un periodo molto difficile e stressante della sua vita e di come aveva promosso, senza esitazione, il benessere mentale fuori e dentro il mondo sportivo.
La Biles non ha avuto una vita “semplice”, soprattutto a causa di un forte stress emotivo e in seguito alla confessione di aver subito molestie sessuali fra il 2015 e il 2017 (circa 150 atlete della federazione statunitense di ginnastica avevano segnalato che il medico sportivo della squadra nazionale aveva abusato sessualmente di loro).
In questi giorni Netflix sta trasmettendo la serie a lei dedicata e non ho potuto fare a meno di vederla perchè Simone Biles rappresenta tutta la forza e la speranza per il mondo delle persone giovani e per lo sport.
In questi anni ho incontrato persone a cui lo sport ha realmente salvato la vita, in termini di educazione alimentare, esercizio fisico e spirito di squadra. In altri casi questo non è stato possibile, spesso perchè divenuto “troppo agonistico” o perchè proiezione di desideri dei genitori e vissuto in modo troppo competitivo e disfunzionale.
Di cosa “parla” la serie Simone Biles Rising?
La serie Simone Biles Rising racconta la storia della Biles, dal suo ingresso nel mondo della ginnastica all’ascesa come icona globale. La serie approfondisce aspetti difficili della sua vita, come gli abusi sessuali subiti e le pesanti pressioni che l’hanno portata, durante le Olimpiadi di Tokyo 2020, a prendersi una pausa per tutelare la propria salute mentale. Questo gesto ha attirato critiche e haters online, ma ha anche messo in luce il suo coraggio nel dare priorità al suo benessere mentale.
Simone Biles Rising non solo segue il suo ritorno alla ginnastica competitiva, con lo sguardo puntato alle Olimpiadi di Parigi, ma esplora anche le difficoltà psicologiche che i giovani atleti affrontano nello sport competitivo. La pressione di competere ai massimi livelli può mettere a rischio la loro stabilità mentale e fisica. Attraverso la storia della Biles, la serie pone l’accento sull’importanza di salvaguardare il benessere psicologico degli atleti fin dall’inizio della loro carriera e incoraggia una cultura sportiva più attenta all’aspetto umano.
Come dovrebbero intervenire le famiglie?
Una delle parti che preferisco della serie è quando la Biles chiama la madre e le dice che intende andare via dallo stadio nel quale si stanno svolgendo le gare. La madre (che non può essere con lei a causa del COVID-19 e delle restrizioni) non esita un momento e le dice di tornare a casa, che “prima di tutto c’è la tua salute psicofisica”. Gareggiare a quei livello non da per scontato questa reazione, soprattutto a fronte di tanti investimenti economici e psicofisici delle famiglie, delle atlete e atleti.
Ruolo delle famiglie:
- Cosa dovrebbero fare:
- Fornire supporto emotivo: Incoraggiare una comunicazione aperta e mostrarsi disponibili all’ascolto aiuta le/i giovani a sentirsi compresi.
- Focalizzarsi sul processo più che sui risultati: Apprezzare l’impegno e il miglioramento, piuttosto che solo i successi, promuove un atteggiamento equilibrato verso la competizione.
- Insegnare il valore del riposo: Incoraggiare pause e attività fuori dallo sport contribuisce a evitare il burnout.
- Cosa dovrebbero evitare:
- Non esercitare pressioni eccessive: Frasi che sottintendono aspettative di successo assoluto o confronti con altr* atlet* possono far aumentare l’ansia e abbassare l’autostima.
- Evitare un atteggiamento iperprotettivo: Proteggere eccessivamente i/le giovani può limitare la loro capacità di gestire le difficoltà e sviluppare competenze di problem-solving.
- Non trascurare i segnali di disagio: Ignorare o minimizzare segni di stress, ansia o demotivazione può far sentire le/i giovani incompresi e isolati.
Lo stress competitivo tra giovani sportiv* è un problema crescente, alimentato da aspettative elevate e pressioni interne ed esterne. Quando lo stress è troppo è fondamentale farsi sostenere da un professionista della Salute Mentale.
La terapia psicologica è efficace nella gestione di questo tipo di stress, aiutando le/i giovani a sviluppare strategie per affrontare le sfide, gestire l’ansia da prestazione e costruire una resilienza emotiva.
Per le/i giovani atleti, specialmente a livello agonistico, gestire lo stress sportivo è fondamentale per mantenere un equilibrio mentale e fisico.
Ecco alcune strategie utili:
1. Allenamento mentale
- Tecniche di respirazione e rilassamento: Esercizi di respirazione profonda e rilassamento muscolare progressivo riducono le tensioni fisiche e migliorano la concentrazione.
- Mindfulness: La pratica della consapevolezza aiuta a restare nel presente, riducendo l’ansia anticipatoria e migliorando la gestione dello stress.
- Visualizzazione: Immaginare momenti di successo o di superamento delle difficoltà può aiutare ad affrontare con sicurezza situazioni di gara.
2. Obiettivi realistici e positivi
- Focus sul processo: È utile concentrarsi su miglioramenti personali, come un movimento ben eseguito o una nuova abilità appresa, piuttosto che sul risultato finale.
- Obiettivi a breve termine: Stabilire piccoli obiettivi incrementali aiuta a costruire fiducia, riducendo la pressione derivata dalle aspettative a lungo termine.
3. Ritmo di allenamento e riposo
- Gestione dell’allenamento: Evitare di sovraccaricarsi e inserire giorni di riposo è essenziale per prevenire il burnout.
- Equilibrio tra sport e vita sociale: Coltivare interessi e relazioni al di fuori dello sport è fondamentale per mantenere un benessere complessivo e un sano distacco dalle competizioni.
4. Supporto psicologico e consulenza TCC
- La terapia cognitivo-comportamentale può aiutare gli atleti a riconoscere e sostituire pensieri negativi con quelli più funzionali. Inoltre, favorisce lo sviluppo di tecniche di coping e di gestione dell’ansia da prestazione.
- Sviluppo dell’autoefficacia: Lavorare sulla propria fiducia e autostima rende le/i giovani atleti più resistenti alle pressioni esterne e capaci di affrontare le sfide con sicurezza.
5. Gestione delle critiche e resilienza
- Distacco emotivo dalle critiche online e dai social media: Limitare il tempo sui social ed evitare di cercare approvazione online riduce lo stress legato all’immagine e alla performance.
- Costruire la resilienza: Accettare che alcune gare non andranno come previsto e vedere le sconfitte come opportunità di crescita aiuta a rimanere motivati a lungo termine.
Con il giusto supporto, questi strumenti permettono ai giovani di mantenere una relazione sana con lo sport, migliorando la loro performance e preservando il benessere psicofisico.
Simone Biles rappresenta un modello di resilienza e un punto di svolta nel modo in cui percepiamo il rapporto tra successo sportivo e salute mentale. La sua esperienza ci insegna che:
1. La resilienza non è solo “Andare Avanti”
- Biles ci mostra che resilienza significa anche conoscere i propri limiti e sapere quando è il momento di fermarsi. Durante le Olimpiadi di Tokyo 2020, ha preso la decisione di ritirarsi per proteggere la propria salute mentale, un atto coraggioso che dimostra la sua forza nel scegliere il proprio benessere rispetto alle aspettative del pubblico e del mondo sportivo.
2. Salute mentale come priorità
- Simone Biles ha sfidato il pregiudizio secondo cui i campioni devono essere invincibili, evidenziando che la salute mentale è fondamentale tanto quanto quella fisica. Ha normalizzato la possibilità per le/gli atleti* anche di altissimo livello, di chiedere aiuto e prendersi una pausa quando necessario, senza vergogna o timore di essere giudicat*.
- Questo messaggio invita tutti, dalle/dagli atlet* alle/agli appassionat*, a capire che una carriera o un risultato sportivo non valgono la perdita di serenità e benessere psicologico.
3. Il valore dello sport come strumento di crescita personale
- Simone Biles sottolinea l’importanza dello sport come strumento per costruire fiducia, disciplina e soddisfazione, ma ci insegna anche che lo sport deve restare una passione e non un sacrificio della propria felicità e integrità. Ha ricordato alle/i giovani atlet* che, nonostante il valore delle competizioni, il loro valore come persone non dipende dai risultati.
4. Coraggio nell’affrontare i traumi e superare le difficoltà
- La sua storia di sopravvivenza agli abusi sessuali e il percorso di recupero psicologico successivo sono esempi di grande resilienza. Ha affrontato pubblicamente il suo trauma, contribuendo alla sensibilizzazione e aprendo uno spazio di dialogo per altr* giovani atlet* che possono trovarsi ad affrontare situazioni simili.
5. Affrontare le critiche e rimanere fedeli a sé stessi
- Nonostante le critiche e gli attacchi ricevuti online dopo il ritiro, Simone ha mantenuto ferma la propria posizione, dimostrando che il giudizio degli altri non deve definire la propria autostima. Il suo ritorno alle gare con un atteggiamento più consapevole e protettivo verso se stessa rappresenta un esempio di come rispondere ai momenti difficili con forza e amore per sé.
Simone Biles ci insegna che, pur rimanendo fedeli alla passione per lo sport, è fondamentale dare priorità alla propria salute mentale. La sua storia ha un valore inestimabile, poiché invita tutt* a coltivare una visione equilibrata della vita sportiva e personale, dimostrando che il vero successo risiede nel mantenere l’integrità e il benessere in ogni sfida.
Buona visione!