Caregiver dei propri genitori: difficoltà pratiche, emotive e relazionali
Essere caregiver dei propri genitori è una delle esperienze più impegnative e emotivamente cariche che una persona possa affrontare. Questa responsabilità può comportare difficoltà pratiche, emotive e relazionali, oltre a sensi di colpa persistenti e stress significativo.
La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) può fornire strumenti utili per gestire queste difficoltà, aiutando a riconoscere e affrontare i pensieri e le emozioni negative che possono emergere.
Difficoltà tipiche dei caregiver familiari
- Carico fisico ed emotivo
Il caregiving comporta spesso attività quotidiane faticose, come l’assistenza nelle attività della vita quotidiana (alimentazione, igiene, mobilità) e la gestione delle esigenze mediche e logistiche. Questo può portare a stanchezza cronica, esaurimento e burnout. - Conflitti di tempo
I caregiver spesso si trovano a dover bilanciare le proprie responsabilità lavorative e familiari con l’assistenza ai genitori, con conseguente mancanza di tempo per se stessi e per la propria vita sociale. - Cambiamento dei ruoli
La dinamica genitore-figlio si inverte, creando uno squilibrio emotivo. La persona che un tempo era il sostegno principale diventa ora la persona da accudire, creando tensioni e difficoltà nell’accettare questo cambiamento di ruolo. - Difficoltà finanziarie
Le esigenze mediche e assistenziali dei genitori possono comportare spese significative, causando preoccupazioni economiche e stress aggiuntivo. - Isolamento sociale
Il caregiving può portare a una riduzione dei contatti sociali e a un senso di isolamento, poiché il tempo dedicato all’assistenza può limitare le occasioni per mantenere relazioni personali o per partecipare a attività sociali. - Rabbia e frustrazione
Anche se i caregiver spesso agiscono per amore e dovere, non è raro provare sentimenti di frustrazione, rabbia o risentimento. Questi sentimenti possono portare a sensi di colpa, soprattutto quando contrastano con il desiderio di prendersi cura dei propri genitori.
Sensi di colpa nel caregiving
Il senso di colpa è una delle emozioni più comuni tra i caregiver e può derivare da diverse fonti:
- Sentirsi inadeguati
I caregiver possono sentire di non fare abbastanza, di non essere presenti quanto vorrebbero o di non fornire l’assistenza migliore possibile. Questo può portare a un costante senso di inadeguatezza. - Desiderare più tempo per sé
Anche se è normale desiderare del tempo per sé stessi, i caregiver spesso si sentono in colpa quando provano il desiderio di staccarsi dalla cura dei genitori, interpretando questo bisogno come egoismo. - Sentimenti negativi verso il genitore
Provare rabbia, frustrazione o risentimento nei confronti del genitore malato può generare un forte senso di colpa, soprattutto quando queste emozioni sono in conflitto con il desiderio di essere un buon figlio o figlia. - Affidarsi ad altri
Delegare parte delle responsabilità di cura ad altri, come ad esempio a professionisti o altri membri della famiglia, può far sentire il caregiver in colpa, come se stesse “scaricando” un compito che è sua responsabilità. - Difficoltà nel vedere il genitore peggiorare
Molti caregiver si sentono impotenti di fronte al deterioramento fisico o cognitivo del genitore, e questo può portare a un senso di colpa per non poter fare di più per alleviare la sofferenza.
L’approccio della TCC per i caregiver
La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) è particolarmente utile per aiutare i caregiver a gestire le difficoltà emotive e i sensi di colpa. La TCC si concentra sulla modifica dei pensieri disfunzionali e sull’adozione di comportamenti che migliorino il benessere.
1. Identificazione e ristrutturazione dei pensieri negativi
La TCC aiuta i caregiver a identificare i pensieri automatici negativi che alimentano il senso di colpa e lo stress. Spesso questi pensieri sono irrazionali o esagerati, come ad esempio:
- “Non sto facendo abbastanza per i miei genitori.”
- “Se mi prendo una pausa, sono una persona egoista.”
- “Non dovrei mai sentirmi arrabbiato verso mia madre o mio padre.”
Una volta identificati, questi pensieri possono essere ristrutturati in modo più realistico e compassionevole:
- “Sto facendo del mio meglio con le risorse e il tempo che ho.”
- “Ho bisogno di prendermi cura di me stesso per poter aiutare meglio i miei genitori.”
- “È normale provare emozioni negative in una situazione così stressante.”
2. Sviluppo di aspettative realistiche
I caregiver spesso si impongono aspettative irrealistiche su quanto dovrebbero fare. La TCC aiuta a riconoscere che nessuno può essere un caregiver perfetto. Accettare i propri limiti e stabilire obiettivi più realistici può alleviare parte dello stress e del senso di colpa.
3. Gestione dell’ansia e dello stress
La TCC utilizza diverse tecniche per ridurre l’ansia e gestire lo stress legato al caregiving:
- Tecniche di rilassamento come la respirazione profonda o la meditazione mindfulness possono aiutare a ridurre l’ansia.
- Gestione del tempo e pianificazione possono aiutare i caregiver a organizzare meglio le loro attività, riducendo il sovraccarico.
4. Migliorare l’autocura e il benessere personale
Uno degli obiettivi centrali della TCC per i caregiver è aiutare a sviluppare abitudini di autocura, poiché molti caregiver trascurano le proprie necessità.
La TCC incoraggia i caregiver a:
- Prendersi pause regolari senza sentirsi in colpa.
- Chiedere aiuto quando necessario, sia da altri membri della famiglia che da professionisti esterni.
- Impegnarsi in attività che portano piacere e relax, come l’esercizio fisico, la lettura o il trascorrere del tempo con gli amici.
5. Gestione delle emozioni difficili
La TCC insegna strategie per gestire emozioni difficili, come rabbia, frustrazione e risentimento. Anziché reprimere queste emozioni, la TCC incoraggia a riconoscerle e a esprimerle in modo sano:
- Accettare che è normale provare sentimenti ambivalenti verso il caregiving.
- Parlarne con qualcuno di fiducia o con un terapeuta per elaborare tali emozioni.
6. Aumento della resilienza
La TCC aiuta a sviluppare resilienza, cioè la capacità di affrontare le sfide in modo più positivo e costruttivo. Questo include:
- Riconoscere i successi: Spesso i caregiver si concentrano su ciò che non va, trascurando gli aspetti positivi del loro ruolo. La TCC aiuta a riconoscere e apprezzare i propri sforzi.
- Sviluppare gratitudine: Anche in situazioni difficili, coltivare la gratitudine per ciò che funziona può aiutare a mantenere un atteggiamento mentale più equilibrato.
Conclusione
Essere un caregiver dei propri genitori è un’esperienza complessa, carica di sfide pratiche ed emotive, ma anche di sensi di colpa e difficoltà psicologiche. La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) offre un approccio concreto per aiutare i caregiver a gestire lo stress, le emozioni negative e i pensieri disfunzionali, promuovendo il benessere personale e un equilibrio tra il prendersi cura degli altri e prendersi cura di sé stessi.
Fonte foto: Nathan Dumlao (@nate_dumlao) | Unsplash Photo Community